Biografia

Un percorso di pittura fra la Toscana e la Francia

1920 Moses Levy testimone all'atto di nascita 1933 a Viareggio sulla spiaggia anni 30 a Viareggio con il fratello Antonio 1939 Autoritratto 1942 A Borgo Verezzi durante il servizio militare 1946 Leonardo e Redini 1946 dall'artista  Primo Conti 1947 Collaborazione con edizioni Verlag (Svizzera) anni 40 a Pisa 1952 A Firenze con il pittore Guido Borgianni 1952 a Parigi metà anni 50 in Inghilterra con il figlio David 1963 lettera Autorità del Congo 1964 Lettera dell'Unesco per la attività in Congo 1972 A Firenze, Galleria Guelfa, con l'artista Pietro Annigoni Leonardo, Silvana e Lorenzo anni '70 anni '70 Firenze, al cavalletto anni '70 1980 al cavalletto 1982 in Francia

E’ a Torre Del Lago, frazione di Viareggio, che l’8 febbraio 1920 nasce LEONARDO PIZZANELLI. In  quell’ambiente  artistico dominato e vivificato dalla carismatica personalità di Giacomo Puccini, Ferruccio Pizzanelli - già allievo di Fattori a Firenze, amico e collaboratore di Galileo Chini e Plinio Nomellini - considerato uno degli artisti pisani più rappresentativi del tempo; partecipa alla congerie artistica versiliese con Lorenzo Viani, Moses Levy e proprio quest’ultimo risulta anche testimone della registrazione anagrafica del neonato Leonardo. Gli insegnamenti paterni uniti alla frequentazione dei pittori amici del padre, fornirono a Leonardo i primi insegnamenti tecnici e lo stimolo necessario all’arte pittorica.

Nel 1942 tiene la sua prima mostra personale al Palazzo alla Giornata di Pisa, conclude gli studi al Magistero d’Arte di Firenze e consegue l’abilitazione all’insegnamento.

Non può sottrarsi al periodo bellico e lo vediamo in Liguria nelle foto e nel documento che  Francesco Pezzino, suo compagno d’armi, consegna alla famiglia nel 1992 (Archivi Artistici del ‘900 a Pisa, catalogo della retrospettiva 2006 alla Galleria Simone Vallerini).

Nel 1943 si stabilisce a Firenze, affitta una stanza-studio al Conventino in via Giano della Bella, e poco più tardi l’Ente del Turismo gli assegna uno degli studi del terzo piano di Palazzo Strozzi. E’ la Firenze in guerra di  Eugenio Montale, di Piero Santi, Vasco Pratolini, e gli artisti si incontrano alle Giubbe Rosse, si affrontano affermando  la propria appartenenza al figurativo scarno di Ottone Rosai, in contrapposizione al classicismo di Pietro Annigoni. Così schierati, i giovani artisti come Fernando Farulli, Nino Tirinnanzi, Luciano Guarnieri, Enzo Faraoni, Elena Berner, Venturino Venturi, Guido Borgianni e tanti altri, intessono i loro rapporti. Leonardo si incontra spesso con Primo Conti di cui ammira moltissimo il periodo figurativo e con Jolanda Pelagatti, giornalista e curatrice della rivista Arte Mediterranea, le cui serate nella di lei casa di via de’ Serragli sono dei veri e propri cenacoli.

 

Nel 1944 tiene la sua prima mostra personale fiorentina al Cenacolo, dove l’anno dopo torna ad esporre.

Nel 1945 la fine della guerra e l’inizio della ricostruzione; all’Hotel Baglioni di Firenze esegue rapidi ritratti ai soldati alleati, ne è testimone il libro “Mangaheia to Monfalcone- A Tolaga Bay Soldier’s memoir 1941-1946” scritto dal soldato neozelandese Sam Donald che si fa ritrarre nel 1946  e  riproduce il quadro nel suo libro del 2004.

Lavora inoltre per l’Istituto di Edizioni Artistiche Fratelli Alinari S.A studiando i colori direttamente dalle opere d’arte assistendo poi il personale per l’esecuzione delle famose riproduzioni.

Nel 1946, alla “ Mostra Provinciale” di Palazzo Strozzi, un suo dipinto, Nudo in Ambiente, viene acquistato dal Comune di Firenze per la Galleria d’Arte Moderna.

Nel 1947 partecipa al “ Concorso Nazionale del Ritratto”, sempre a Palazzo Strozzi, con due dipinti: Autoritratto e Modella con redingotte rossa.

 

E’ in  una panetteria in via della Scala che incontra Annetta, una bambina di cinque anni dal carattere puntiglioso ma anche dolcissimo; e, con il consenso dei genitori, la piccola diventa la sua piccola modella. Le lunghe, spesso faticose, sedute di posa costruiscono fra il pittore e la modellina un rapporto di innocente e solida amicizia che li accompagnerà per tutta la vita. Nell’esplodere dell’adolescenza di Annetta si pone per l’artista il commovente enigma, il domandarsi sul significato del divenire, della fine dell’infanzia e dell’avvento di un eros più complesso e denso che porta al sempre misterioso essere una donna. Con il lavoro realizzato intorno all’immagine della giovane modella si afferma e raggiunge il culmine di un antico ideale di bellezza per l’artista. Un tratto innegabile dell’opera di Pizzanelli è l’esigenza di indagare nel misterioso mondo femminile così presente in tutta la  sua pittura.

Nel 1948 espone due nature morte alla Mostra Regionale Toscana con l’opera Bambina con piccione. Nel 1949 è presente alla mostra “50 anni di pittura Toscana”. Nel 1952 ritorna a Pisa per una personale alla Galleria Toncelli.

Frequenti sono i suoi viaggi in Francia, per studiare da vicino il Louvre e gli Impressionisti per poi, nel 1954, trasferirsi stabilmente a Parigi; abita al n° 49 di boulevard Haussmann,  esegue numerosi ritratti e espone in permanenza alla Galerie Serret-Faveau.  E’ la Parigi di  Foujita, Léonor Fini, Stanislao Lepri, Jansen, Edouard Mac’Avoy, ma anche di Bernard Buffet, Brasilier, Yves Brayer, Carzou.

Nel 1955 nasce a Londra suo figlio David  (www.pizzanelli.co.uk) dall’unione con Gillian Greenslade.

Nel 1958 tiene una personale a Parigi con 23 dipinti alla Galerie Jean de Ruaz presentato in catalogo da Raymond Charmet: la mostra riscuote un notevole successo di critica e di pubblico. Nell’arco degli  anni ’50 Leonardo Pizzanelli compie numerosi viaggi in Inghilterra dove viene richiesto soprattutto come ritrattista; in quel periodo incontra Pietro Annigoni impegnato nel ritratto della Regina Elisabetta e fra i due pittori fiorentini si stabilisce un’amicizia basata sul rispetto reciproco e che continuerà negli anni con numerosi incontri a Firenze.

Nel 1962, con la guerra in Algeria, che sconvolge anche la vita artistica e culturale francese, accetta l’offerta dell’UNESCO per la cattedra di Pittura all’Istituto d’Arte di Luluabourg (dal 1972 la città è stata chiamata Kananga nella Provincia del Kasai Occidentale della Repubblica Democratica del Congo) e l’anno dopo gli viene affidata la direzione dello stesso Istituto. Nel 1964 deve rinunciare al Congo, che ama molto, sia per le difficoltà politiche del Congo che per il desiderio di tornare in Europa.

Nel 1965 Leonardo Pizzanelli si stabilisce di nuovo a Firenze, senza interrompere i suoi  viaggi di lavoro a Londra e Parigi. Nel 1966 subisce l’alluvione di Firenze e nel 1967 parte per il Canada dove insegna a Québec durante l’anno scolastico 1967-’68.

Nel 1968, nel mese di settembre, si stabilisce definitivamente a Firenze dove continua ad esporre in permanenza alla Galleria Masini e alla Galleria Fratelli Alinari del Lungarno Corsini. È invitato al Concorso Nazionale “La Donna d’Oggi nella Pittura” al Palazzo della Permanente di Milano.

Nel 1969, dall’unione con Silvana Lonardi www.silvanalonardi.com, nasce suo figlio Lorenzo www.pizzanellilorenzo.it.

Sempre nel 1969 alcuni suoi dipinti compaiono nella “Esposizione Internazionale di Pittura e Scultura” alla Marshall Field & Company di Chicago. Si appropria delle tecniche grafiche eseguendo numerose litografie e incisioni.

Nel 1972 tiene tre personali: alla Saletta Gonnelli di Firenze, alla Galleria Il Navicello di Pisa e Galleria Carrara di Carrara. Negli anni successivi realizza ancora personali a Pisa e Firenze.

Dal 1976 riprende ad esporre in Francia, esegue numerosi ritratti e tiene personali alla Galerie Ror Volmar di Parigi, Galerie Marbach di Mulhouse, Saint Pierre le Jeune di Strasbourg, Galerie Transacco di Nions. Galerie Schèmes di Lille. Due personali alla Forum Art Gallery di Montecarlo.  Dal 1979 partecipa annualmente alle rassegne “European Contemporary Paintings” in Giappone.

Conscio dell’imminente fine, trova coraggiosamente la sua ragione d’essere continuando a dipingere, sviluppando ulteriormente il suo universo di immagini con il desiderio profondo di esplorare e forse trasmettere, a chi lo potrà e vorrà ancora cogliere, un ideale di bellezza.

E’ il 12 aprile 1984 che Leonardo Pizzanelli muore a Firenze, e il 24 aprile 1984 si tiene la sua ultima personale preparata per la  Galerie Ror Volmar di Parigi,

Due anni dopo, nel 1986, la Galleria “Il Magnifico” di Firenze propone la sua prima retrospettiva presentata da Ferdinando Donzelli.

Nel 1998 La Galleria Lucia Burgassi di Firenze espone opere di Ferruccio e Leonardo Pizzanelli presentate da Nicola Micieli.

Nel 2006 si tiene alla Galleria Simone Vallerini di Pisa un’ampia retrospettiva: L’omaggio a Leonardo Pizzanelli, curato da Nicola Micieli, viene promosso e organizzato dalla”Associazione Archivi Artistici del ‘900 a Pisa”, nell’ambito delle manifestazioni del Giugno Pisano, con il patrocinio del Comune, della Provincia e degli Amici dei Musei e Monumenti.

Nel Marzo-Aprile 2009 La Galleria “Antichità via dei Fossi” organizza un’ampia retrospettiva dell’artista in collaborazione con la Galleria Simone Vallerini.

 

 

Una testimonianza di vita

Gentilissima Signora Pizzanelli e caro Signor Lorenzo,

A seguito delle mie telefonate (da Firenze alla Signora e da Catania al signor Lorenzo) spedisco in plico a parte il seguente materiale fotografico:

Una fotografia a colori formato 18x24 del ritratto ad olio che Leonardo, amico mio carissimo, volle farmi, senza che io glielo avessi chiesto, nell’autunno del 1942, mentre eravamo ambedue allievi ufficiali nel Battaglione d’istruzione che aveva sede a Pietraligure, in provincia di Savona. Il ritratto fu creato in condizioni assolutamente eccezionali e cioè di sera con una sola lampada che pendeva dal soffitto. Malgrado ciò è perfetto per il grado di penetrazione psicologica che Leonardo è riuscito a realizzare: la guerra volgeva al peggio, Milano, Torino e Genova erano semidistrutte, era in corso la interminabile battaglia di Stalingrado e Leonardo riuscì a cogliere sul mio volto i segni dello stato di profonda preoccupazione nella quale tutti noi vivevamo in quel tempo cupo, per questo soprattutto io considero il mio amico Leonardo Pizzanelli un grande pittore, la cui successiva opera ho conosciuto attraverso la monografia.

Leonardo era antifascista come me anche se non ho mai conosciuto quali fossero esattamente i suoi sentimenti politici. Io ero e sono sempre comunista.

Leonardo che dipingeva anche sotto le armi, mi chiese di fotografare un mulo mentre camminava per vedere esattamente la posizione delle quattro zampe ed io feci quello che mi aveva chiesto e gli detti la foto. Ricordo molto bene che Leonardo amava moltissimo la pittura di De Pisis.

Insieme ad un altro allievo ufficiale, anche lui antifascista, e del quale, anche, non ho conosciuto l’orientamento politico esatto, prendemmo in affitto, a pochi metri dalla caserma, una camera con cucina dove lavavamo alla perfezione le nostre luride gavette con la potassa, dato che a quel tempo ancora non esistevano i detersivi. Trascorrevamo serate bellissime, ore di amichevoli conversazioni. Tra l’altro leggevamo, lo ricordo bene, alcuni piccoli libri di Cesare Zavattini che tutti e tre sentivamo essere chiaramente antifascista, anche se a quei tempi non era possibile dichiararsi tali.

In quella stanza io feci anche delle fotografie a noi tre che facevamo “brindisi  nei bicchieri colmi d’acqua” come nella Bohème, o tentavamo di cucinare il castagnaccio.

Fuori di quella stanza fotografai Leonardo a cavallo di un mulo e mentre dipingeva un paesaggio di Borgo Verezzi. Feci anche altre foto e le spedisco tutte, insieme alla fotografia del mio ritratto. Per ciascuna delle fotografie  scattate da me ho aggiunto una didascalia esplicativa. Unisco inoltre, una fotografia ripresa in una strada di Pisa che Leonardo mi mandò negli anni ’40.

Era un giovane sensibilissimo e soffriva molto quando ci siamo conosciuti, per la brutalità che dominava la vita militare a quel tempo. Il fascismo e la guerra ne erano responsabili. C’era poi un tenente, tale Ruffilli, italiano, ma nazista nel modo di pensare e nei comportamenti, che si divertiva a tormentare e umiliare Leonardo la cui personalità raffinata e colta quel tizio sentiva tanto lontana dalla sua. E questa sofferenza di Leonardo, sottoposto ad una vera persecuzione psicologica, me lo rendeva ancora più simpatico e caro.

Di tutto questo loro certamente non avranno mai saputo niente, ma io sento fortemente il dovere di testimoniare questi fatti di fronte alla sua sposa e al suo figliolo.

Vostro, con stima, e se mi è consentito con un sentimento di affetto rispettoso e di doloroso rimpianto per la scomparsa del caro amico di tanti anni fa, Prego, infine, voler accettare i miei ossequi più sinceri e di gradire i saluti rispettosi di una persona che fu un grandissimo amico di Leonardo che so divenuto in seguito un grande pittore, Per l’ultima volta lo incontrai nel 1947 a Palazzo Strozzi dove a quel tempo aveva il suo studio.

Vorrei anche esprimere i miei profondi ringraziamenti alla Signora Pizzanelli che ha avuto la grandissima cortesia di farmi avere una copia della monografia sull’opera di Leonardo, che ho gradita moltissimo e che sfoglio con grande commozione.

Francesco Pezzino

Catania, 2 luglio 1992